Due giorni a Yangon, probabilmente sono pochi per riuscire a fare e a vedere tutto quello che la città offre e che avevamo in mente di vedere. La città è grande, le distanze non sono a misura di passeggiata a piedi, i mezzi pubblici è come se non esistessero, mi spiego, i bus ci sono, ma capire dove vanno non è impresa facile (la bella scrittura a pallini non aiuta)! In più sia bus che taxi posso restare facilmente imbottigliati nel traffico! E qui il traffico è cosa impegnativa! Aggiungete che nelle ore più calde della giornata bisogna assolutamente fermarsi da qualche parte a prendere fiato, il risultato è che si riescono a fare molto meno cose di quelle che si sono messe in programma! a meno che non ci si alzi all’alba la mattina, ora in cui anche la visita ai templi è più consigliata sia per la luce che per l’atmosfera!!
Comunque se il primo giorno arrivando all’alba siamo riuscite ad essere super performanti, non si può dire lo stesso del secondo giorno dove invece ce la siamo presa con più calma, ma d’altra parte siamo sempre in vacanza!
Ci siamo fatte accompagnare con un taxi al enorme Budda disteso (alla Chaukhtatgyi Paya) per poi ritornare verso il centro a piedi attraversando prima un piccolo nanastero (monastero per monache, Nan da cui nanastery, da cui nanastero!); poi il Ngahtatgyi Paya col suo pacifico Budda seduto e ancora un altro bellissimo monastero in stile coloniale dove alcuni ex monaci ci hanno mostrato le caratteristiche più belle in cambio di un’offerta.
Con calma poi siamo scese verso il lago Kandawgyi ed il “fresco”…. Arriviamo ai bordi del lago dove entrando nel parco ci si trova in una specie di centro di ricerche botaniche dell’Università affiancato da una quantità incredibile di vivai che vendono bellissime e coloratissime piante tropicali di tutti i tipi! Qui incontriamo una ragazza brasiliana che parla italiano perché ha studiato giurisprudenza a Bologna, con in braccio una bambina bionda, bionda come il papà norvegese e nemmeno a dirlo ora vivono a Yangon….a volte il mondo è davvero piccolo!
Per l’ora del pranzo (più o meno, più più che meno!) ci troviamo al lago Kandawgyi dove per fortuna ci aspettano dim sum (il mio piatto preferito della cucina cinese) il ristorante (Royal garden) non è molto bello, è un po’ turistico, ma il cibo è buono ad un prezzo modico.
Il Myanmar anche gastronomicamente si trova tra India, Cina e Thailandia e devo dire per fortuna, perché non si può vivere di solo curry birmano! Intermezzare con qualche pranzo a dim sum cade sempre a puntino per spezzare la monotonia di questo cibo (certo che noi italiani siamo difficili da soddisfare, la varietà della nostra cucina è ineguagliabile!). In genere io apprezzo le cucine etniche e la prima volta che ho mangiato birmano (al MinGaLa bar a Mandalay) mi è piaciuto molto, almeno fino a quando non mi sono accorta che il mio stomaco non lo apprezza in egual maniera! Si tratta di curry molto speziati dove la carne, il pesce o le verdure vengono bolliti a lungo fino ad ottenere qualcosa di simile ad uno stufato speziato, non semplice da digerire!
Così anche io che apprezzo tutte le cucine del mondo qui ho avuto qualche difficoltà!
Ma torniamo a Yangon o Rangoon (come si chiamava una volta), dopo il pranzo sono ormai le tre del pomeriggio passate ed il caldo si è fatto pesante, per cui con un taxi torniamo al albergo per un paio d’ore di relax lontano dalla calura.
Si riesce nuovamente con le ultime luci del giorno in direzione cena, chinatown, 19° strada, come arriviamo al parco la prima sorpresa, un concerto di band rock birmane si sta svolgendo nel Mahabandoola garden …. questa lingua non si presta molto al rock, è più dolce che rocciosa, ma ci fermiamo comunque ad ascoltare un po’ di musica dal vivo, poi calato il sole riprendiamo la nostra strada e via verso la 19° dove si trovano una in fila all’altra tutta una serie di bancarelle che fanno cucina alla griglia, pesce, carne verdura, quello che volete lo scegliete e loro con calma e disorganizzazione ve lo cucinano e forse ve lo portano…. se non lo portano a qualcun’altro!! Avevamo già provato a Bangkok la cucina di strada a chinatown un anno fa e l’esperienza, anche se super raccomandata, non aveva avuto successo, ma testarde abbiamo voluto dare una seconda possibilità a questa chinatown, perchè è consigliata sia nelle guide che dai viaggiatori, poi aggiungi anche che Anthony Bourdain quando si trova in città viene a mangiare qui, ci siamo dette andiamo!
Purtroppo, anche se la strada è molto suggestiva tra imbonitori che urlano, il carretto con le cavallette che va avanti ed indietro, i giovanissimi camerieri impazziti che si aggirano coi piatti alla ricerca, tra la folla, di chi glieli ha ordinati, la cucina non ha per niente soddisfatto il nostro gusto, anche se il pesce era freschissimo e l’esperienza era da fare.
Se invece cercate qualcosa di più tranquillo dove mangiare dei buoni piatti a Yangon un’ottima scelta si è rivelato il posticino dove abbiamo cenato la sera prima “Pansuriya” in Bokalay Zay road una galleria d’arte dove si può partecipare ad eventi, mangiare o andare anche solo per un tè, una location suggestiva che rimanda a tempi passati, nascosta dalla strada da una barriera di piante lussureggianti, l’atmosfera coloniale dell’interno è affascinante, i camerieri sono estremamente cortesi ed il cibo tipicamente birmano ci ha soddisfatto.
Le nostre avventure in birmania si concludono a Yangon, ma il viaggio continua….
Hahaha spesso è meglio non chiedere cosa stiamo masticano.. hai provato l’anatra caramellata? Qui viene erroneamente chiamata alla cantonese.semplicemente e crocchiosamente divina
Purtroppo no, anche perché quando li trovo sul menu non posso resistere a quei bocconcini tutti diversi e sfiziosi!!!!
Che posti magici!
Assolutamente si!!
Spero un giorno di andarci 🙁